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IL MIO MIGLIORE AMICO
(MON MEILLEUR AMI)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 febbraio 2007
 
di Patrice Leconte, con Daniel Auteuil, Dany Boon, Julie Gayet, Julie Durand (Francia, 2006)
 
Una storia curiosa, e magari anche ai limiti della verosimiglianza. Ad un antiquario di successo, disinvolto e non proprio simpatico, viene annunciata un'evidenza che è chiara tutti, salvo che al diretto interessato: non ha un solo amico. Ed al suo funerale non parteciperà neppureun gatto. Il nostro abbozza a fatica, ma poi scommette: aspettate solo dieci giorni, e vi presenterò il mio Migliore Amico. Scommessa azzardata: anche perché non tiene conto delle reazione dell'eventuale candidato: una volta che si sarà reso conto di essere stato il semplice oggetto oggetto di un calcolo. E scommessa che rientra nelle formule tradizionali della commedia sentimentale: una volta che al ping pong dei rituali amorosi si saranno sostituiti quelli dell'amicizia. Così, dopo alcuni incontri con i vecchi compagni di scuola che gli confermano di essere universalmente detestato, l'itinerario dell'ipocrita calcolatore finisce per ripercorrere i destini cinematografici che lo spettatore ritrova con un certo piacere: e quello con il tassista bonaccione ma non proprio banale finirà per confondere come di dovere il ruolo della preda con quello del cacciatore.

Una volta schivato lo scoglio omosessuale, giustamente in equilibrio fra il paradosso giocoso e la riflessione socio-esistenziale (l'importanza venale dell'amicizia, specie fra due persone di estrazione sociale diversa e atteggiamenti comportamentali opposti) il film di Patrice Leconte riprende certi tono del suo fortunato TANDEM del 1987 con la coppia egualmente maschile Jean Rochefort et Gérard Jugnot.

Regista raffinato ma dall'impegno altalenante, Leconte sembra qui fare affidamento più alla quadratura di una sceneggiatura (più impeccabile che veramente sorprendente) che al proprio intervento registico. A IL MIO MIGLIORE AMICO finisce per mancare quell'attenzione all'ambiente che aveva magnificato di recente un film come L'UOMO DEL TRENO; e forse anche il brillante voyeurismo di CONFIDENZE TROPPO INTIME. Ma in un film più basato sulla parola che sull'immagine basta la sottigliezza di una inconfondibile direzione di attori e una presenza carismatica come quella di Daniel Auteuil per rendere il film gradevole e assai più che distraente.


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